Annamaria Andreini Il futuro della nostra città nelle parole di chi la vive

Ci siamo incontrati con Annamaria nel parco di Villa Paglia. In questa stupenda cornice le abbiamo chiesto perchè ci ha “messo la faccia”. Con poche e semplici domande la conosciamo meglio, e cerchiamo di scoprire come vorrebbe l’Alzano di domani.

**Ciao Annamaria, raccontaci chi sei. **

Ho 55 anni e sono un'insegnante. Ora faccio l'educatrice in un asilo nido: mi è sempre interessato approfondire metodologie e percorsi educativi, non solo legati alla mia professione: in passato ho fatto diverse esperienze lavorative nel sociale, in associazioni e con la fondazione della Cooperativa sociale San Martino, proprio ad Alzano: ho imparato dalla mia famiglia l'importanza dell'impegno sociale, il valore formativo del volontariato con e per le persone più fragili . Abito da sedici anni ad Olera, ma la conosco dall’adolescenza, perché ci facevo le vacanze estive: mi piace abitare in questa piccola frazione, le dimensioni ridotte mi permettono di conoscere bene i luoghi in cui vivo e di curare i rapporti con le persone che li abitano. Faccio parte del Gruppo Identità e Territorio (GIT), associazione che si occupa della raccolta di documenti, fotografie, lettere, manifesti, testimonianze, ma anche storie. Negli anni, GIT ha costruito un archivio notevole che riguarda soprattutto gli ultimi cento anni di vita e di storia alzanesi. GIT ha coinvolto i quartieri, le frazioni, diversi gruppi in questa ricerca, in progetti o in iniziative per condividere con tutti il prezioso patrimonio di memorie individuali e collettive.

Perché ci hai messo la faccia?

Perché Alzano Viva è per me un punto di forza. Farne parte è il coronamento del mio percorso di impegno sociale e culturale. E' importante che Alzano Viva sia nata spontaneamente, da persone decise a dedicare il proprio tempo al benessere della città: ne condivido molti progetti. La Giunta Nowak si stava muovendo secondo me nella direzione giusta: hanno governato prestando grande attenzione agli aspetti formativi e culturali, alle scuole, alle fasce più fragili e puntando su un concetto più moderno di vivibilità del territorio . Di quel modo di fare politica ho apprezzato i molti progetti attivati, il fatto che la città di Alzano sia stata rivalutata dai Comuni limitrofi, l'attenzione posta sulla biblioteca per farle riacquistare il prestigio di cui godeva in passato. Una buona azione amministrativa non si limita agli eventi, ma cerca di fare in modo che gli uffici funzionino bene, per esempio, perché se ne ascoltano le istanze e si è in grado di rilanciarle. In questo modo, un servizio di qualità sarà garantito ai cittadini anche se cambiano le amministrazioni. E' molto importante che la crescita di una comunità si veicoli attraverso la cultura, perché stimola le persone a riflettere, a metterci del loro, a metterci quel qualcosa in più. Se vuoi cambiare il modo distorto di concepire le istituzioni e combattere l’indifferenza verso la cosa pubblica devi ripartire da qui: far parte di un ambiente “vivo”, dà occasioni per conoscere e per condividere con gli altri non solo l'impegno ma anche l'entusiasmo necessari per cambiare.

Cosa rappresenta per te Alzano?

Ho scelto la mia casa in mezzo al verde, ho scelto di vivere a Olera, un luogo che è la testimonianza viva di una storia quasi millenaria, un laboratorio sociale, dove saper cogliere le dinamiche familiari, di gruppo, di socialità e comprenderle, dà strumenti per comprendere il territorio più vasto che la contiene. Come membro della Consulta frazionale, ho sempre cercato di lavorare per la valorizzazione di quello che c'è e sulla partecipazione: questo dovrebbe essere il ruolo della politica. Vorrei che Alzano fosse un luogo dove stare bene, un ambiente rilassato e sicuro, con occasioni e spazi per comunicare con le persone, come si usava una volta: mi piacerebbe che l'ambiente in cui vivo fosse come una casa più grande.

Cosa faresti per una Alzano più viva?

Se posso sognare, mi piacerebbe lavorare per una città a misura di bambino, magari come in Svezia, dove i bimbi, anche della materna, vanno a scuola da soli, perché ci sono percorsi pensati per loro. Un progetto a misura di bambino è a misura di tutti. Vorrei più cura per ciò che resta del verde: si è fatto molto con le ciclabili, ora vorrei che si lavorasse sui sentieri, su percorsi per famiglie, magari abbinati a servizi e proposte per il tempo libero.