Dalida Panseri Il futuro della nostra città nelle parole di chi la vive

Ci siamo incontrati con Dalida durante la Festa di San Giorgio e abbiamo passeggiato per le piazze e le vie di Nese sino al parco di Villa Paglia. Abbiamo colto l’occasione per chiederle perchè ci ha “messo la faccia”. Con poche e semplici domande la conosciamo meglio, e cerchiamo di scoprire come vorrebbe l’Alzano di domani.

**Ciao Dalida, raccontaci chi sei. **

Ho cinquantasei anni, sono sposata e ho due figlie. Vivo ad Alzano da trent'anni e le mie radici alzanesi si ritrovano nel nonno materno Antonio e nella famosissima zia Angelina che gestiva un negozio di frutta in via Fantoni. Ho lavorato per circa vent'anni come psicologa nelle ASL della provincia di Bergamo. Dal 2004, lavoro come psicoterapeuta nel mio studio di Alzano. Mi piacciono le cose semplici: leggere, passeggiare, incontrare gli amici e cercare il significato di ciò che mi circonda.

Perché ci hai messo la faccia?

Ho un discreto senso di responsabilità verso le nuove generazioni. Ho vissuto anni di volontariato nella mia parrocchia di provenienza, Redona, e ora si è presentata un’ occasione interessante per declinare in altri modi una scelta d’impegno sociale. Alcuni compagni di viaggio, verso i quali ho un debito di riconoscenza, stanno sorridendo..

Cosa rappresenta Alzano per te?

E’ una città bellissima, di piccole dimensioni, con tutti i servizi a portata di mano, con tesori artistici e rilievi paesaggistici di notevole pregio. E’ la cornice del mio quadro: la casa in cui ho costruito insieme ai miei familiari i legami più profondi.

Cosa faresti per una Alzano più viva?

Ho un desiderio preciso: vorrei abitare in un luogo in cui le relazioni sono serene, autentiche, all’insegna della vicinanza affettiva e della solidarietà. Credo che gli interessi individuali debbano coesistere con gli interessi collettivi della comunità locale e nazionale, considerando i bisogni da entrambe le parti. Ognuno di noi dovrebbe avere il diritto di sentirsi parte della comunità in cui vive e il dovere di contribuire alla sua costruzione. Alla politica chiedo di sostenere la crescita una comunità più coesa e accogliente ed impegnarsi ad affrontare un problema drammatico come quello della disoccupazione soprattutto giovanile.