Gabriele Orlandi Il futuro della nostra città nelle parole di chi la vive

Abbiamo incontrato Gabriele al parco degli Agri, dopo l’uscita dal nido comunale, in compagnia di Tommaso. Abbiamo giocato e chiacchierato tenendo d’occhio il cucciolo. Eravamo curiosi di sapere cosa ci fa un piemontese ad Alzano e perché ci ha “messo la faccia”. Poche e semplici domande per conoscerlo meglio e per sapere come vorrebbe l’Alzano di domani.

**Ciao Gabriele, raccontaci chi sei. **

Sono nato e cresciuto ad Ivrea, ho studiato a Torino e quindi ho assorbito pregi e difetti dei piemontesi. In particolare quella prerogativa racchiusa nell’espressione “Bogia nen”, indice di una certa cocciutaggine nel perseguire gli obiettivi. Ho quasi venticinque anni di esperienza professionale come manager e consulente in strategia per l’innovazione e in finanza d’impresa. Alle soglia dei 50 anni, sono arrivato da queste parti per seguire il cuore, rapito da una bella bergamasca. Amo viaggiare, ho visitato molti luoghi del mondo, ma non ho ancora finito, anzi sono sempre pronto per il prossimo viaggio. Adoro andare per mare in barca a vela e respirare l’aria pura della montagna.

Perché ci hai messo la faccia?

Deluso dal contesto attualmente offerto dai partiti politici, mi sono detto che limitarsi a criticare non porta da nessuna parte, e stare solo a guardare non sarebbe un atteggiamento responsabile. Credo così che sia arrivato per me il momento di impegnarmi per restituire un po’ di futuro alle generazioni che ci seguiranno. Ho visto intorno a me molte persone in gamba attivarsi in prima persona, con loro sento che si può costruire una città più vivibile, più attraente, nel rispetto di quel che già ha di buono. Ho accettato volentieri di fare il Presidente di Alzano Viva, mettendo a disposizione dei miei concittadini le competenze manageriali e le esperienze di gestione di progetti innovativi maturate in tanti anni.

Cosa rappresenta Alzano per te?

Con la mia amata Gloria abbiamo scelto proprio Alzano per mettere su casa insieme, perché il connubio tra la dimensione della città e la natura circostante è formidabile, gradevole ed accogliente. Per Gloria era un posto importante, dove era nata sua figlia, la dolce teenager Emma, e dove vivono molti suoi cari amici. Per me poi Alzano è un posto molto speciale perché vi è nato mio figlio Tommaso, e quindi credo di avere ora un legame indissolubile con questo territorio.

Cosa faresti per una Alzano più viva?

Ho trovato qui angoli di un vero paradiso naturale che potrebbero essere meglio promossi e curati, per renderli un patrimonio comune, per chi abita ma anche per chi visita questi luoghi. Il potenziale di offerta culturale e di eventi è ancora da migliorare ma quando vedo iniziative come il Factory Market respiro un po’ di Londra e di Berlino, non vedo perché non possiamo anche noi creare molteplici occasioni di questo valore. Le città in cui sono cresciuto, Torino ed Ivrea, hanno risposto in modo creativo al venir meno di Olivetti, Telecom e FIAT, rilanciando una prospettiva di marketing territoriale e di sviluppo economico basata sulle risorse che quelle esperienze avevano lasciato e sui giovani. Credo che Alzano debba avere per sé progetti di analoga ambizione (anche se difficilmente saremo mai sede ufficiale di un’Olimpiade...) perché trovo il limitarsi alla gestione della quotidianità una prospettiva un po’ triste e sterile, e che non condivido.